Volume tradizioni credenze superstizioni fra Bologna e Modena
Volume tradizioni credenze superstizioni fra Bologna e Modena
“Il desiderio di gettare un po’ di luce sulle “cose nostre”, in materia di religiosità, tradizioni, leggende, credenze e superstizioni, ha spinto Alberto Tampellini e Pierangelo Pancaldi, ad affrontare l’ardua impresa culminata con la pubblicazione di questo libro composto da due tomi (“Santi, fate e fantasmi” e “Folletti, serpenti e teste mozze”) di 400 pagine ciascuno.
Quando, parecchi anni fa, Alberto e Pierangelo iniziarono a interessarsi della storia del nostro territorio furono inizialmente attirati dagli aspetti più concreti e visibili di esso: la centuriazione romana, la viabilità storica, gli antichi alvei fluviali, i reperti archeologici, le chiese e gli antichi oratori, l’edilizia rurale, le dimore storiche (vedi le precedenti pubblicazioni edite da Marefosca). Col tempo si resero conto che c’è anche qualcosa di più antico, ancestrale, che unisce tuttora, se non altro a livello inconscio, le comunità umane che vivono qui; qualcosa di apparentemente meno tangibile ma le cui tracce hanno resistito fino ad oggi sfidando i millenni. È appunto il patrimonio culturale, immateriale ed arcaico, costituito da storie, fiabe, leggende, credenze, usi, superstizioni, religiosità popolare; patrimonio che, talvolta, emerge ancora vivace e inaspettato dal fondo delle nostre coscienze non appena si scalfisce la recente patina della quotidianità tecnologica e della globalizzazione.
Dopo un’improba fatica gli autori sono giunti al compimento di quest’opera che auspichiamo possa fornire al lettore vari motivi di interesse e di riflessione e agli studiosi lo spunto per approfondire ulteriormente tematiche che riteniamo fondamentali allo scopo di comprendere la nascita e lo sviluppo di un certo tipo di mentalità strutturatasi nei secoli; mentalità i cui ultimi vestigi ancora aleggiano tra noi, figli ormai assuefatti della vorticosa e disincantata società contemporanea, culturalmente omologata e appiattita su modelli e stereotipi imposti dal mercato e dalle mode…”
Dall’introduzione di Alberto Tampellini